mercoledì 21 settembre 2016

"Dio non gioca a dadi"




...parafrasando Einstein

"Dio non gioca a dadi" era solito dire Einstein per controbattere gli sviluppi della fisica quantistica che portano ad una visione meramente probabilistica dell'universo. Einstein aveva ragione, infatti Dio non gioca più a dadi da quando perse una storica partita. La storia è stata a lungo tenuta nascosta ma sembra proprio che Dio abbia perso il mondo a dadi, i soliti bene informati narrano che i fatti siano andati più o meno così.
E Dio il settimo giorno si riposò con la soddisfazione di chi sa di aver fatto bene il suo lavoro, aveva creato l'universo e gli era venuto così bene che non riusciva a non restare li, seduto su di un pacco di energia che gli era avanzato, ad ammirare e compiacersi della sua creatura. L'universo era perfetto, matematico, meccanismi infallibili ne regolavano la complessa ma perfettamente determinabile struttura. Armonie di forme ed equilibri di forze, tutto il sistema rifletteva la splendida perfezione del suo costruttore.
Dio disegnava il futuro in modo che ovunque nell'universo regnasse il bene, la pace e l'armonia e così il tempo passava felice anche se immutabile e leggermente monotono, d'altronde si sa che la fantasia non abbonda nelle menti rigorose.
Un giorno un individuo dall'aria trasandata bussò alla Casa di Dio, disse di chiamarsi Signor Caso e di essere anche lui un piccolo creatore. Dio gli mostrò orgoglioso la sua creatura ed il Caso si complimentò con profonda e sincera stima, poi, con modestia, gli chiese se desiderasse vedere la sua invenzione. Dio, con superiorità, acconsentì. Allora il Signor Caso trasse di tasca due cubi di legno con sopra disegnati dei punti rossi. Dio gli disse di aver già creato Lui i cubi, il legno, i colori, i punti ecc. e cominciò a squadrare sospettoso l'ospite. Il Caso gli rispose che quelli non erano cubi ma dadi e gliene spiego l'uso, dopo di che propose una partita. La posta era altissima: se Dio avesse vinto il Caso sarebbe divenuto suo schiavo, in caso contrario Dio avrebbe ceduto al Signor Caso la sua creazione. Dio esitò, era furente contro questo indisponente individuo che si era permesso di sfidarlo, poi accettò già con l'idea di confinare il suo prossimo schiavo alle più inimmaginabili fatiche. Le regole del gioco prevedevano che Dio avrebbe scelto per primo, con ciò Egli era sicuro di aggiudicarsi la gara in quanto già a conoscenza di ogni evento passato e futuro. Dio scelse i pari, al Caso restarono i dispari. Lanciarono ognuno un dado che rotolò per secoli e migliaia di anni luce nello spazio. Quando i dadi si fermarono essi componevano il numero nove, un sorriso malizioso apparse sulla bocca del Signor Caso.
Qualcuno ora si chiederà come Dio possa aver perso la partita pur potendo conoscere in anticipo il risultato del lancio?
Semplicemente lasciando un dado al Caso.
Un ultima cosa, Dio, poco sportivamente, prima di cedere per sempre la sua creazione al rivale, creò la statistica.

Fabrizio Vagni